Spesso un concerto, un film, uno spettacolo di teatro, un evento sportivo diventano imperdibili se a consigliarteli è un tuo amico. In un post sui suoi account social vedi che è entusiasta di aver partecipato a un’attività e ti viene immediatamente voglia di andarci anche tu. Mettendo da parte il discorso “l’’erba del vicino è sempre più verde” ci si sente immediatamente più invogliati a partecipare a un evento se a consigliarcelo è qualcuno che stimiamo, con il passaparola classico o con quello 2.0 che coinvolge i social network.
Eppure, non è un’attività così comune e non c’entra solo la volontà di privacy: spesso è complicato condividere link che rimandano all’evento, oppure è proibito fare foto, bisogna pensare a una formula divertente con la quale spiegare cosa si sta facendo o si è appena fatto. Il risultato è che molti rinunciano, o si limitano a dirlo a voce. Ecco come, e perché, è nata PikaBlink, in PoliHub da gennaio 2014, un’app integrata web e mobile che promuove eventi con il passaparola social. “Permette di condividere e scoprire esperienze”, spiega il suo CEO Andrea Gavazzoni, che nel 2013 dopo l’uscita da un teatro milanese si trova nella condizione di voler dire ai suoi amici quanto gli era piaciuto quello che aveva appena visto e si rende conto sia che non esiste un contenuto già bell‘ e pronto da poter postare, sia che in quel momento sta per fare pubblicità all’azienda, quindi sarebbe bello avere qualcosa in cambio.
Così nasce Pikablink, che ha lanciato la sua piattaforma a luglio 2014 e conta adesso 10 mila utenti registrati, concentrati fra Roma, Milano e città con un alto numero di attività e eventi, e oltre 8 mila utenti attivi. Volley, basket, cinema, teatro e no profit: scarichi la app, ti registri a uno di questi eventi, condividendo la tua partecipazione sui social e in cambio hai non uno sconto ma l’accesso a esperienze uniche. “La possibilità di sedersi dietro la panchina, quindi a stretto contatto con i giocatori o di salutarli prima dell’ingresso in campo, l’accesso al backstage di un teatro, conoscere testimonial di iniziative sociali” ,spiega Gavazzoni che al momento è alla ricerca di partnership a livello industriale, per esempio con agenzie che fanno ticketing online, per sbarcare anche all’estero, in particolare a Londra, entro fine 2015. “La promozione tramite il passaparola funziona molto di più di quella classica e sponsorizzata dalle aziende e in Usa è già diffusissima”.
La voce di Andrea si fa più seria quando si torna a parlare dell’Italia: “Io consiglio di andare via: qui spesso manca la possibilità di sfondare il tetto di cristallo e entrare in contatto con le persone che contano se non si viene presentati dalle persone giuste. Semplicemente non vieni ascoltato: eppure si perderebbe meno tempo a fare quello invece che a continuare a respingere. All’estero, per quel che riguarda la mia esperienza londinese, hai più possibilità di presentare la tua idea anche se non vieni sponsorizzato da nessuno e comunque di rimanere in campi affini anche se il progetto fallisce. Vieni valutato anche come persona, non solo in base al curriculum o a quello che stai proponendo in quel momento”.
Ecco gli altri consigli di Andrea:
Non avviare un progetto se non si hanno le spalle coperte almeno per un po’. Fundraising family and friends è fondamentale.
Pensare a rendere subito l’attività scalabile e replicabile.