Dopo “essere imprenditore” e “avere l’idea” il terzo appuntamento del ciclo WHY NOT entra nel vivo con “costruire il prodotto”. Perché una volta trasformata l’idea in qualcosa di concreto viene il difficile. Quando è il momento giusto per testare un prototipo? E soprattutto, realizzare un prototipo uguale al 100% al prodotto originale è sempre una buona idea? Quali funzionalità sono essenziali per testare le ipotesi di business? Quando e come portare un concept sul mercato? Abbiamo scoperto tutto questo con Emanuele Vazzoler, co- founder e CTO di XMetrics, un allenatore virtuale che segue in maniera precisa ogni nuotatore durante il suo allenamento, e Lorenzo Ferraris, 24 anni, che insieme al fratello Carlo, 19, hanno ideato InCharge, un mini cavetto, USB da un lato e microUSB dall’altro, che uniti da una calamita diventano un pratico portachiavi da tenere sempre con sé.
Prima di introdurre le storie degli ospiti, Stefano Mainetti, CEO PoliHub, ha fatto riflettere sul concetto stesso di prototipo e su quando è necessario realizzarlo. “Innanzitutto ci si deve chiedere se l’idea interessa al mercato, poi procedere con la strategia del Minimun Viable Product, un test veloce e quantitativo del mercato che aiuta a ridurre il più possibile gli sprechi”. Insomma, essere sicuri di costruire il prodotto giusto prima di pensare a come realizzarlo nel modo corretto. Parlare con i clienti, far sì che gli early adopters diventino anche del beta tester e degli evangelist del progetto, non pensare solo ad aggiungere feature e funzionalità: a volte è più importante togliere per arrivare a un prodotto semplice, chiaro e con una storia attraente. Come inCharge, che di per sé non è un’invenzione originalissima ma è andata a coprire un vuoto di mercato e ha avuto un successo oltre le aspettative, visto che i circa 5000 dollari richiesti tramite Indiegogo a novembre 2014 sono arrivati in tre settimane e sono diventati oltre 458 mila.
“Se una cosa esiste già non è detto che sia stata fatta nel modo giusto”, ha detto Ferraris, che ha anche invitato i suoi coetanei e non venuti ad ascoltarlo a non aspettare di finire l’università se viene in mente un ‘idea. “Io e mio fratello non ci abbiamo pensato poi molto: abbiamo creduto che andare direttamente sul mercato, magari con un prodotto non perfetto, fosse il test più facile e veloce per capire se c’era spazio per l’idea”.
“Per noi è stato importantissimo lavorare a stretto contatto con i nuotatori, che ci hanno detto esattamente di cosa avevano bisogno e cosa era inutile, come un mp3 che noi avevamo pensato di inserire, e poi con i backers della nostra campagna Indiegogo che si sono innamorati del progetto e alcuni dei quali sono diventati anche beta tester”, ha spiegato Vazzoler. Certo, realizzare un prodotto quando il budget è limitato non è facile ed è qui che bisogna diventare “creatrivi”. Come XMetrics, che ha comunque voluto mantenere la produzione del dispositivo in Italia per controllarlo direttamente, e per abbattere i costi di una batteria “tailor made” ha pensato di integrare nel dispositivo una fatta per i droni. Budget che è importante ma non è tutto, anche perché se credi davvero nella tua idea svendere le quote non è la soluzione. “Noi abbiamo rinunciato a un finanziamento di 250mila euro per mantenere il controllo di XMetrics”. E adesso che il prodotto è pronto per essere commercializzato non se ne sono pentiti.