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IdOO è una soluzione software che permette ai brand di utilizzare i loro prodotti come punto di contatto e di comunicazione con i consumatori attuali e potenziali futuri. Il tutto attraverso una tecnologia integrata negli stessi oggetti che permette di garantire la loro unicità e insieme fornire servizi e informazioni.

Si avvicina lo smartphone, sul quale si è scaricata l’app di IdOO, a una giacca o a un paio di scarpe e si ottengono subito informazioni sull’oggetto che abbiamo davanti, sulla sua storia e sull’azienda. “L’idea nasce da un prototipo sviluppato dal CTO (Claudio Cortese), di un “autentication engine”, ossia un sistema per attribuire in modo certo e sicuro un’identità virtuale agli oggetti fisici”, spiega Alessandro Bisignano Ceo di IdOO, che definisce l’idea e la startup stimolante, sfidante e dirompente. “Se posso aggiungere una quarta direi anche “momentum”. Il mercato sta andando pensantemente nella direzione dell’IoT e noi volgiamo esserci”.

Basta dare un’occhiata ai dati: 6 consumatori su 10 usano lo smartphone mentre sono in negozio e il  21% delle vendite all’interno del negozio è influenzato dall’uso dello smartphone. Ben 4 brand su 10 investono in iniziative di “mobile customer care” per assicurare una positiva esperienza del cliente ed aumentare la loyalty. In tutto questo pesa l’impatto della contraffazione, che nel 2015 sarà di 1.7 Trilioni di $ (nel 2013 era di 1T$).  La soluzione per i brand sembra quindi quella di entrare in contatto diretto con il reale consumatore potendone conoscere le abitudini di consumo, le necessità e quindi stimolarlo comunicando in modo appropriato nel tempo.  E ci sono già aziende che hanno riconosciuto nella trentina IdOO, che ha sede in PoliHub, un valido alleato: dal marchio di moda maschile Allegri, al brand sportivo Arena fino alla collaborazione con Mipel, la manifestazione del settore pelletteria che nel 2015 festeggia la sua 108esima edizione.

“Abbiamo superato la fase di fitting di mercato, adesso vogliamo scalare”, spiega Bisignano. E per farlo c’è bisogno anche di un team più grande. “Stiamo infatti cercando due developer con skills specifiche ma abbiamo anche bisogno di accelerare gli investimenti che ovviamente richiedono finanza: sino ad oggi ci siamo autofinanziati, stiamo anche incontrando possibili partner industriali che ci garantirebbero una compressione positiva dei tempi di realizzazione del piano”.

Ecco i consigli di Alessandro:

Farlo se si sente nella pancia la confidenza.

Analizzare bene le cose prima in modo pragmatico ivi compreso il parere dei clienti e la loro disponibilità concreta ad acqustare la vostra idea (quest’ultimo è un indicatore fondamentale e direi che potrebbe essere il trigger per incorporare o pianificare di farlo)

Scegliere qualcuno esterno al team, non coinvolto nell’operatività, che ha competenza e di cui avete stima per avere il suo parere su quanto accade ed evitare accanimenti o innamoramenti pericolosi.