Cos’hanno in comune la Sardegna, l’isola di Okinawa in Giappone e di Icaria in Grecia, Nicoya in Costa Rica e Loma Linda in California? Sono tutte zone blu, aree in cui la speranza di vita è nettamente più alta che altrove. Luoghi in cui incontrare un ultracentenario è la norma e le persone hanno meno possibilità di soffrire di malattie mortali e godono di una vecchiaia più sana e più lunga.
E se in un futuro non troppo lontano tutto il mondo fosse una grande zona blu? Come sarebbe la nostra vita se potessimo vivere fino a 120 anni, liberi da malattie invalidanti e mortali? E se addirittura potessimo avere a disposizione dei “pezzi di ricambio” dei nostri tessuti e organi? O se esistesse un mondo parallelo in cui rimanere giovani per sempre, liberi dal peso di un corpo fisico?
Temi fantascientifici ma realmente concreti, capaci di impattare sulla nostra vita quotidiana, sulle nostre decisioni e le nostre relazioni ma che aprono anche la porta a interrogativi di natura etica.
Talmente concreti che nelle scorse settimane la stampa ha riportato la notizia secondo la quale il CEO di Amazon, Jeff Bezos avrebbe investito 3 miliardi di dollari in Altos Labs, startup biotech californiana, il cui obiettivo come ha spiegato il direttore David Baltimore, è quello “di invertire le devastazioni della malattia e dell’invecchiamento che portano alla disabilità e alla morte, rinvigorendo ed estendendo la qualità della vita […] Altos ha già attirato un gruppo impressionante di ricercatori per l’arduo compito di invertire la malattia e portare la medicina in una nuova direzione”.
Ma quali potrebbero essere gli impatti sulla demografia, sull’economia, sulla sanità, sul mercato della tecnologia e dell’innovazione? E ancora: qual è il rapporto tra la longevità, l’immortalità e il digitale? Sembra sempre più evidente che sarà possibile una vita post mortem nel Metaverso. Che ne sarà allora delle nostre identità digitali?
Domande che aprono a scenari prossimi, a quesiti di natura politica, sociale ed etica e che saranno al centro del prossimo episodio di Affamati di Futuro: un’indagine sui limiti della vita umana, in cui scopriremo cosa scienza e tecnologia possono fare per renderci “immortali”.
Affamati di Futuro è il format prodotto da PoliHub, in collaborazione con Deloitte Italia, che si rivolge alla community online di innovatori, startupper, appassionati di tecnologia e curiosi. I limiti e le prospettive della vita umana saranno il focus di Affamati di Futuro | People will live 120 years: 4 ospiti, provenienti da ambiti chiave quali startup, università, aziende e imprenditoria, si confronteranno in un dialogo a più voci su tecnologia e innovazione, mostrando che il futuro è più vicino di quanto pensiamo.
L’evento, in programma mercoledì 23 febbraio alle 17.30, sarà in live streaming su LinkedIn.
Interverranno:
Valerio Sensi, Manager | Digital Care, Deloitte Consulting S.r.l.
Nicola Palmarini, Direttore UK’s National Innovation Centre for Ageing (NICA)
Davide Sisto, Assegnista di ricerca in Filosofia all’Università di Trieste e docente di Culture Cyborg e Realtà aumentata all’Università di Torino
Lucia Faccio, Partner Sofinnova Telethon Fund
L’incontro sarà moderato da Gabriella Greison, fisica, scrittrice, giornalista e attrice teatrale ed Enrico Deluchi, CEO di PoliHub.