“Lo scorso anno abbiamo supportato oltre 185 aziende innovative, che hanno fatturato cumulativamente oltre 40 milioni di euro, ricevuto investimenti per oltre 19,8 milioni di euro e creato oltre 1.000 nuovi posti di lavoro”. Così Claudia Pingue, General Manager di PoliHub, commenta il 2019 appena concluso, un anno che conferma la capacità del distretto di creare valore e impatto economico. “Gran parte della crescita della nostra economia passa attraverso la creazione di nuove aziende, e quindi di nuovi posti di lavoro, aziende in grado di erogare servizi innovativi che competono a livello internazionale”.
PoliHub si conferma tra i primi 5 incubatori universitari al mondo secondo UBI Global. Un riconoscimento importante quello che chiude il vostro 2019. Quali gli elementi fondanti alla base del premio?
Essere riconfermati per la terza volta consecutiva tra i 5 migliori incubatori universitari al mondo è un riconoscimento che premia PoliHub per almeno due aspetti. Per la nostra storia, che affonda le sue radici nella più autorevole università tecnologica italiana, il Politecnico di Milano, tra gli atenei leader in Europa per valorizzazione del capitale umano, delle tecnologie e delle invenzioni, attraverso la creazione di nuove aziende, le startup. Per la nostra dinamica di sviluppo, perché oggi siamo un distretto di innovazione aperto, con il 44% delle nostre startup che arrivano dall’esterno; siamo il primo incubatore universitario in Italia ad essersi dotato di un fondo di investimento di 60 milioni di euro, dedicato ai nostri ricercatori e imprenditori, gestito in collaborazione con una primaria società di Venture Capital (360 Capital Partners); abbiamo creato uno tra i più grandi network di Mentor ed Entrepreneur in Residence (più di 80 persone) di comprovato valore di business che credono con noi, sin da subito, nelle aziende nascenti, aiutandoci a rafforzare la loro capacità di stare sul mercato. E tutta questa dinamica vive in uno dei più grandi Distretti di Innovazione in Italia, quello del Politecnico di Milano nel campus Bovisa, dedicato a studenti e ricercatori con laboratori di ricerca e di prototipazione di nuove tecnologie, a cui si aggiungono, non solo le nostre oltre 100 startup, ma anche le aziende tradizionali (oggi più di 20), quelle che hanno capito quanto nelle nuove economie a trazione tecnologica sia importante essere nel luogo giusto.
C’è qualche storia di impresa che senti possa rappresentare meglio il senso del vostro lavoro?
Abbiamo molte storie da raccontare, storie di successo d’impresa ma soprattutto storie di persone, talenti che spesso arrivano o tornano dall’estero per determinare il proprio futuro, e quello del nostro Paese. Da Math&Sport, team di data scientist che ha sviluppato un’applicazione, grazie anche al programma Action for 5G di Vodafone, che permetterà agli staff tecnici delle squadre di calcio di ottimizzare le performance dei giocatori attraverso l’analisi in tempo reale della partita in corso, in sperimentazione a partire da Gennaio nel campionato di Serie A. A Phononic Vibes, azienda che realizza nuovi materiali in grado di abbattere completamente rumore e vibrazioni, nata dall’idea di una tesi di dottorato al MIT di Boston, appena dopo un anno a Milano, oggi può contare su un team di oltre dieci persone e sulla collaborazione con aziende del calibro di Franke-Faber. Fino a Leaf Space, sviluppatrice di una rete di antenne per micro-satelliti in grado di fornire servizi innovativi per la raccolta dei dati a terra, che ha incassato contratti di servizio per svariati milioni di euro da operatori nazionali e internazionali e ha da poco siglato una partnership con l’azienda di Richard Branson nella sua nuova avventura di Cosmic girl. Entro l’inizio del 2020 al via la sperimentazione di un rivoluzionario sistema per mandare in orbita i micro-satelliti.
Sono giovani che, invece di cercare posti di lavoro, li creano. Persone che hanno capito che la gran parte della crescita della nostra economia passa attraverso la capacità di creare nuove aziende, in grado di erogare servizi innovativi che competono a livello internazionale.
Lo scorso anno abbiamo supportato la nascita e la crescita di oltre 185 aziende innovative, che hanno fatturato cumulativamente oltre 40 milioni di euro, ricevuto investimenti per oltre 19,8 milioni di euro e creato oltre 1.000 nuovi posti di lavoro. Un dato particolarmente rilevante perché si tratta dei posti di lavoro del futuro, quelli hi-tech, posti di lavoro qualificati, difficilmente aggredibili dalla globalizzazione e dall’automazione. Perché questo è il vero senso del nostro lavoro. Fare startup per noi non è l’obiettivo. L’obiettivo è creare nuove aziende, quelle del futuro, e aiutare ad innovare le aziende tradizionali perché possano essere aziende del domani.
Con queste premesse, qual è il programma per il 2020?
Purtroppo il confronto internazionale è impietoso: senza scomodare il Nord America, anche solo nazioni a noi vicine per cultura e geografia investono da 2 a 10 volte in più rispetto a quanto fa l’Italia (penso a Spagna, Francia e Germania). Alla scarsità di risorse economiche poi si aggiunge nel nostro Paese un problema rilevante di filiera ancora debole nelle fasi iniziali di investimento, quelle più ad alto rischio, e nelle fasi di consolidamento internazionale, mentre invece la sfida è proprio creare aziende che nascano e si sviluppino in Italia.
Quando ci si occupa di startup il confronto internazionale è fondamentale: sono aziende che hanno ambizioni globali native e agevolarle nel percorso di crescita rimane una sfida da indirizzare al meglio. Oggi invece tendiamo a svendere i nostri semilavorati imprenditoriali, esportando PIL e talenti all’esterno oppure a smorzare le ambizioni delle nostre aziende, limitandone la crescita. Dovremmo allora imparare a disegnare aziende globali che mantengano pezzi della loro catena del valore in Italia (penso alla parte di ricerca e sviluppo, ad esempio). Per farlo, cruciale sarà il ruolo di regia che potrà operare il nuovo Fondo Nazionale dell’Innovazione.
Per noi di PoliHub la sfida sarà quindi duplice: rafforzare ulteriormente la capacità di investire e sostenere le imprese nascenti, fornendo loro le risorse necessarie per provare a sperimentare nuove forme di servizi, prodotti e modelli di business; creare dei programmi di internalizzazione che siano in grado di portare in Italia competenze, mercato e risorse economiche. Oltre alla Cina, stiamo lavorando ad una importante partnership con la Silicon Valley e punteremo a rafforzare ulteriormente la via di sviluppo Europea. Oggi più che mai credo fondamentale recuperare il coraggio di tornare ad investire sulla nostra cultura, creatività e competenza con spirito imprenditoriale, che significa poi saperla industrializzare e vendere nel mondo.
Le risorse economiche sono una condizione necessaria ma non sufficiente, serve avere un piano complessivo e una visione sistemica. Ulteriori ingredienti che approfondiremo nel prossimo articolo.