A poche settimane dall’inizio del 2020, sono chiari gli obiettivi da perseguire per un anno che si preannuncia ricco di sfide, con un sguardo che vada ben oltre i confini nazionali. “Nelle economie mature la dinamicità dell’imprenditorialità è purtroppo in continuo calo. Eppure nel nostro continente esiste un’importante tradizione imprenditoriale capace di costruire industria, condividendo processi di innovazione sistematica in intere catene di valore e facendo leva su capitali in grado di attendere ritorni anche nel medio-lungo termine. In questo scenario, le università tecnologiche e gli incubatori universitari sono in grado di svolgere un ruolo fondamentale ed è questa l’importante sfida che PoliHub deve cogliere per gli anni futuri”. Così Stefano Mainetti, CEO di PoliHub, ci racconta il futuro dell’ecosistema.
Per partire, diamo uno sguardo all’anno appena trascorso. PoliHub nel 2019 ha raggiunto i risultati auspicati?
Il 2019 è stato senza dubbio un ulteriore anno di crescita per PoliHub. Abbiamo conseguito risultati importanti: il benchmark internazionale UBI ci ha confermati fra i 5 migliori incubatori universitari al mondo. In un contesto in continua evoluzione come il nostro è un risultato non scontato. Sono cresciuti praticamente tutti gli indicatori chiave con i quali monitoriamo le startup incubate, abbiamo incrementato le attività di investimento del fondo Poli360, abbiamo ampliato la nostra comunità di Mentor e abbiamo avviato il nuovo ruolo di Entrepreneur in Residence. Sono solo alcuni dei dati del nostro 2019, un anno positivo e che ci sprona a proseguire su questo cammino anche nel 2020 (qui tutti i dettagli raccontati da Claudia Pingue, General Manager di PoliHub).
C’è un altro elemento dell’anno appena trascorso che vale la pena sottolineare. Oltre al numero e alla qualità delle startup, è cresciuto anche il numero delle aziende consolidate che hanno deciso di unirsi al Distretto d’Innovazione del Politecnico di Milano nel quale opera PoliHub. Questo fatto testimonia concretamente come venga sempre più riconosciuto dalle aziende il valore dei servizi di trasferimento tecnologico e di creazione d’impresa messi a punto dal nostro Ateneo, oggi punto di riferimento nazionale per l’attuazione di programmi di Open Innovation sistemici e con orizzonte temporale pluriennale. Nel 2019 si sono concretizzati diversi casi di collaborazione virtuosi fra aziende e startup e hanno preso vita nuovi prodotti e servizi. Anche in termini di M&A abbiamo registrato l’ingresso nel capitale di alcune startup incubate da parte di aziende consolidate e, in un caso, l’acquisizione della maggioranza del pacchetto azionario.
Sono fatti concreti che ci permettono di toccare con mano quanto oggi ci sia, almeno presso le aziende più lungimiranti, la consapevolezza di come l’economia si sia decisamente trasformata. Le grandi imprese non confinano più i processi di innovazione al proprio interno, ma operano collaborando con ecosistemi specializzati. Si tratta di decisioni strategiche, che prevedono un crescendo di azioni a partire da collaborazioni con startup, per arrivare ad operare investimenti con capitali di rischio e fino a giungere alle acquisizioni delle iniziative più promettenti e pronte per essere integrate nel proprio modello di business.
Ma allora per il 2020 non basterà proseguire nel percorso di crescita già tracciato negli ultimi anni. Vi ponete obiettivi più ambiziosi?
Certamente, è proprio così. Nel quadro appena descritto non possiamo esimerci dallo svolgere appieno il nostro ruolo. Oggi più che mai vogliamo proporci come un hub aperto alla collaborazione, capace di condividere le proprie pratiche e l’importante valore della massa critica che siamo stati in grado di costruire negli anni. Quando si parla di innovazione, sappiamo bene che il mondo non è affatto piatto: la vicinanza spaziale con le università è oggi una condizione essenziale su cui fare leva. Presso gli atenei nascono le invenzioni messe a punto da professori e ricercatori, nei laboratori universitari queste invenzioni vengono validate in prototipi in collaborazione con ricercatori, dottorandi e studenti, quei talenti fondamentali per avviare attività imprenditoriali innovative. Iniziative capaci di incidere realmente trasformando gli scenari di mercato e di creare i posti di lavoro del futuro, vale a dire quei posti non soggetti al rischio di rapida obsolescenza a causa dell’innovazione tecnologica. Nella nuova economia globale si stanno sviluppando un numero crescente di ecosistemi di innovazione specializzati nel sostenere l’imprenditorialità innovativa e nell’attivare collaborazioni virtuose con le aziende consolidate. In questo scenario, partendo dagli importanti numeri che caratterizzano il Politecnico di Milano (45.000 studenti, 3.000 fra docenti, ricercatori e dottorandi, oltre 200 laboratori di ricerca specializzati) siamo ora chiamati ad un nuovo salto di qualità. Nel nostro 2020 dovremo ampliare ulteriormente la nostra capacità di connessione in una duplice direzione: da un lato verso gli altri operatori nazionali che desiderino collaborare con noi; dall’altro agendo a livello internazionale integrandoci maggiormente con i principali ecosistemi d’innovazione, a partire da quelli europei associati alle università tecnologiche.
La connessione fra gli ecosistemi di innovazione è senza dubbio fondamentale. Ci spiega meglio questa attenzione alle università tecnologiche europee?
L’avvento di Internet e il diffondersi delle tecnologie digitali ha favorito già dal secolo scorso la nascita di startup e di ecosistemi specializzati che oggi sono considerati i punti di riferimento internazionali (Silicon Valley, New York, Londra, Pechino, Boston, Tel Aviv solo per citare i migliori). Oggi siamo però in un’era che taluni chiamano “post-digitale”, dove l’innovazione tecnologica viene considerata a tutto tondo e non limitata al digitale. In questo scenario, le università tecnologiche e la cultura europea sono in grado di svolgere un ruolo fondamentale. Nel nostro continente esiste un’importante tradizione imprenditoriale capace di costruire industria, condividendo processi di innovazione sistematica in intere catene di valore e facendo leva su capitali in grado di attendere ritorni anche nel medio-lungo termine. Il Politecnico di Milano è associato alla Idea League Alliance con l’olandese Delft University of Technology, l’ETH di Zurigo, l’RWT di Aachen e la svedese Chalmers University of Technology e all’Alliance4Tech che unisce le quattro principali università d ingegneria europee. Inoltre PoliHub è associato all’unione europea degli incubatori specializzati sulle tecnologie, la Deep Tech Alliance. Lo scopo di queste alleanze è quello di aumentare la probabilità che le startup tecnologiche con un elevato potenziale di crescita e ambizione internazionale siano supportate nel miglior modo possibile. Grazie a queste collaborazioni, avvieremo già nel 2020 un programma internazionale specifico per le scaleup e, in particolare, un servizio specializzato per favorire il conseguimento di round di finanziamento per le fasi più avanzate del ciclo di vita delle nostre startup, vale a dire i cosiddetti round A, B… che oggi nel nostro paese sono ancora difficili da conseguire.
Quindi una sfida che non può essere confinata nei limiti nazionali, ma da cogliere a livello del nostro continente?
Nelle economie mature e ad alto reddito, quali quelle europee, la dinamicità dell’imprenditorialità è purtroppo in continuo calo. A questo contribuiscono da un lato il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione, dall’altro la crescente concentrazione del mercato e la presenza di aziende non più competitive e a volte tenute in vita surrettiziamente da rendite di posizione o dai governi. Sulla base di queste considerazioni, risulta fondamentale fare leva sulla dimensione continentale per raggiungere quei livelli di investimenti necessari per rinnovare la classe imprenditoriale, favorendo la nascita e crescita di aziende innovative capaci di far leva sugli asset che hanno da sempre caratterizzato l’Europa.
Altre importanti novità per il 2020?
La più significativa per impatto e per valore iconico riguarda l’avvio dei lavori di riqualificazione dell’area del “Parco dei Gasometri”, area presso la quale verrà realizzata la nuova sede di PoliHub. Come già detto, il distretto d’innovazione del Politecnico di Milano del Campus Bovisa, presso il quale opera PoliHub, è in continua espansione. Si tratta di un vero e proprio parco scientifico/tecnologico costruito per affrontare le sfide dell’innovazione in un’ottica di ecosistema e collaborazione. In questo scenario, lo scorso ottobre il Rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta ha annunciato l’avvio del progetto che prevede il recupero, in un’area verde di circa 40mila metri quadri, dei due gasometri presenti oggi in Bovisa. Uno dei due gasometri ospiterà spazi per attività di coworking e sport indoor, mentre l’altro diventerà la nuova casa di PoliHub. L’iniziativa, ovviamente, andrà oltre il 2020 e permetterà la creazione di un nuovo campus all’avanguardia, internazionale, verde e aperto a tutta Milano. Un tassello fondamentale nella realizzazione di un distretto di innovazione capace di confrontarsi, a livello internazionale, sia per qualità che per massa critica.