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ra il 2006, da quando lo scienziato Mark Post e il tecnico alimentare Peter Verstrate si incontravano per la prima volta per esplorare le opportunità della carne coltivata. Oggi, 15 anni dopo, il progetto sembra farsi sempre più concreto al punto che anche il premio Oscar e attivista per l’ambiente Leonardo DiCaprio ha scelto di investire in Aleph Farms e Mosa Meat, due note aziende innovative del settore del settore. Non solo un modo per le aziende per blandire la crescente compagine vegan ma una reale necessità: secondo il report del WWF, “Dalle pandemie alla perdita di biodiversità. Dove ci sta portando il consumo di carne”, presentato lo scorso luglio a Roma, in vista del Pre-Summit delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari, “gli allevamenti intensivi sono da soli responsabili del 14,5% delle emissioni totali di gas serra, utilizzano circa il 20% delle terre emerse come pascolo e il 40% dei terreni coltivati per la produzione di mangimi. Gli animali commerciati o allevati in modo non sostenibile sono, inoltre, pericolose fonti di malattie zoonotiche, gravi minacce per il Pianeta e per la nostra stessa specie”.

Con il consumo globale di carne previsto in crescita del 40-70% entro il 2050, la carne coltivata potrebbe rappresentare una soluzione al problema dell’impatto ambientale. Composta da cellule animali fatte moltiplicare in appositi contenitori, che vengono raccolte e consumate sotto forma di hamburger o altri prodotti, la carne coltivata non è però ancora disponibile al largo pubblico perché la proliferazione cellulare costa troppo.

E se proteggere la terra è fondamentale per la nostra sopravvivenza, la tutela del mare non è da meno. Ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, mettendo a rischio l’ecosistema marino e la salute dell’uomo. Si stima che entro il 2050, il 99% degli uccelli marini avrà ingerito plastica. E che in mare ci sarà più plastica che pesci.

Tra le soluzioni per ridurre l’inquinamento dei mari, Seabin, un cestino galleggiante che risucchia e raccoglie i rifiuti dall’acqua (tra cui le microplastiche), capace di catturare più di 500 chili di rifiuti all’anno.

L’invenzione di Ceglinski e Turton, i due australiani che nel 2014 hanno lanciato il progetto, è arrivata anche in Italia, grazie al progetto LifeGate PlasticLess che mira a posizionare il maggior numero possibile di Seabin per ripulire anche il mar Mediterraneo dalla plastica che, integrata con quella raccolta in altre zone del mondo, può essere riutilizzata a scopo industriale.

Sono due dei temi di cui si parlerà con Simone Molteni, Direttore scientifico di LifeGate e Lisa Ceroni, Scienziata della nutrizione di Brunocell, prima startup italiana che, dal 2019, si occupa interamente di carne colturale, durante Affamati di Futuro | People will regenerate the Planet, il format prodotto da PoliHub per innovatori, startupper, appassionati di tecnologia e curiosi e dedicato. L’appuntamento del 14 ottobre sarà dedicato a cosa scienza e tecnologia possono fare per preservare e rigenerare le risorse del nostro Pianeta.

Per iscrizioni https://www.eventbrite.it/e/biglietti-affamati-di-futuro-people-will-regenerate-the-planet-169819668199