Come di consueto, a fine anno, chiediamo a Stefano Mainetti, Amministratore Delegato di Polihub, l’incubatore d’impresa del Politecnico di Milano, di fornirci un quadro sintetico dell’annata appena trascorsa.
Partiamo con delle considerazioni di carattere generale. Che anno è stato il 2017 per l’ecosistema italiano delle startup?
L’anno appena trascorso non può essere considerato esaltante, esordisce Mainetti, anche se alcuni indicatori quantitativi hanno continuato a muoversi in continuità. Mi riferisco al numero delle startup e al loro fatturato medio come ben specificato nella Relazione Annuale 2017 al Parlamento sulla strategia nazionale in favore delle startup e delle Pmi innovative, ovvero lo “Startup Act”.
Ma il quadro complessivo, a mio parere, resta deficitario se paragonato agli ecosistemi delle nazioni evolute con le quali l’Italia è obbligata confrontarsi. I capitali investiti in startup non crescono, i Venture Capital sono pochi e faticano a raccogliere capitali. Se guardiamo i numeri proposti dall’Osservatorio sulle Startup High Tech del Politecnico di Milano, nel 2016 i capitali investiti dai Venture Capital italiani hanno addirittura subito una contrazione, da 101 a 80 milioni, e sono solo cresciuti i capitali provenienti dall’estero, da 35 a 92 milioni. Se, ad esempio, prendiamo in considerazione Francia o Germania, l’ordine di grandezza dei capitali investiti passa dai milioni ai miliardi di euro.
Purtroppo stentano ancora ad affermarsi lungimiranti politiche illuminate che vadano al di là della logica dell’annuncio. Dato questo contesto, il nostro ecosistema rischia di essere sovraesposto mediaticamente rispetto ai reali risultati generati. Il racconto delle 10.000 imprese ad alto contenuto innovativo, non è però seguito da casi significativi di startup ad alta crescita, le scale-up. E leggendo i dati in questo senso, ecco che torna il fatto che gli investimenti siano ancora molto contenuti.
Dato questo scenario, come ha operato PoliHub?
La direzione scelta è obbligata, occorre lavorare prevalentemente nella direzione della qualità, sostenendo startup con proprietà intellettuale difendibile e capacità di ricevere finanziamenti internazionali, quindi in grado di superare l’anomalia italiana.
Fra i casi migliori del 2017 possiamo ad esempio citare Greenrail, Leaf Space, Springa, Mathesia. Leggendo l’evoluzione di questi casi si coglie appieno il valore ottenuto dalla collaborazione con PoliHub e il Politecnico di Milano.
Quali sono gli indicatori sintetici del 2017 di Polihub?
Nel 2017 Polihub ha aumentato il portafoglio di startup sia in quantità sia in qualità. Ad oggi incubiamo 113 iniziative, di cui 25 in fase di scaleup, 47 startup e le rimanenti 41 in fase di accelerazione, selezionate in base al livello di innovatività e difendibilità degli asset. Nell’ultimo anno sono state valutate 1300 idee, sono state accelerate 166 iniziative, che hanno portato a 41 nuovi ingressi nel nostro distretto.
Il fatturato aggregato delle startup incubate è oggi di circa 30 milioni di euro, con una raccolta complessiva di circa 12 milioni di euro, prevalentemente di provenienza estera, confermando in questo senso la tendenza italiana. In quest’ambito è stato fondamentale il ruolo ricoperto dalla Fondazione Politecnico di Milano, principale azionista di PoliHub, nel supportare le startup con contenuti più innovativi ad ottenere significativi finanziamenti provenienti dalla Comunità Europea.
Il 2017 è stato un anno molto importante per PoliHub. Quali sono stati i progetti che hanno lasciato il segno?
Certamente Switch2Product, l’iniziativa di scouting riservata ai docenti e studenti del Politecnico di Milano. Un’edizione, quella 2017 che ha visto importanti novità. Per dare alcuni dati: sono state raccolte 539 candidature e sono stati generati 75 brevetti o richieste di brevetti. Sono stati anche distribuiti grant finanziati dal Politecnico di Milano per favorire la creazione di prototipi e già nell’anno sono stati individuati una decina di progetti ad alto potenziale che sono stati costituiti o verranno costituiti a breve e che stanno vagliando opportunità di finanziamento esterno o di collaborazioni industriali. Questi numeri danno evidenza della qualità del processo di trasferimento tecnologico del Politecnico di Milano in un’area che è da sempre critica e a deficit di mercato, in particolare in Italia, dove ha sempre evidenziato un gap tra qualità della ricerca ed innovazione. Nel nostro caso siamo riusciti nell’intento, attivando una stretta collaborazione tra Technology Transfer Office, PoliHub e Dipartimenti e gruppi di ricerca del Politecnico.
Altri progetti significativi sono state le iniziative di Open Innovation avviate durante il 2017 e gli strumenti attivati, dalle più immediate Call4Ideas a veri e propri Corporate Accelerator. Di riguardo è l’iniziativa Startup Intelligence, in collaborazione con gli Osservatori Digital della School of Management del Politecnico di Milano, che riunisce in un percorso annuale 40 Innovation Manager di grandi aziende italiane interessati a conoscere l’ecosistema delle startup e apprendere come avviare collaborazioni virtuose. Si tratta oggi senza dubbio del punto di riferimento in Italia per l’accelerazione B2B delle startup per fornire ai manager gli elementi fondanti di una collaborazione efficace con le startup. Anche per quanto concerne l’Open Innovation, il nostro percorso di PoliHub va in direzione della qualità: abbiamo instaurato collaborazioni pluriennali con importanti imprese, quali Franke, MSC Crociere, Nestlé, Roche, ABB, che hanno colto come sia indispensabile un approccio sistematico e pluriennale per trarre reale valore.
Infine, ci tengo a citare un dato relativo agli eventi. Nel 2017 ne sono stati organizzati oltre 200, una ricca attività che ha consentito di generare contenuti di qualità e di riunire presso il nostro distretto un network decisamente ampio di persone che vogliano collaborare con le startup.
Parliamo di partnership. Ci sono state significative novità su questo fronte…
Assolutamente. Per fare una sintesi delle attività più importanti, abbiamo intensificato la collaborazione con Deloitte sui temi di scouting e supporto alle startup, valorizzando le sinergie fra competenze complementari quali quelle degli inventori, con competenze di mercato. Si tratta di una partnership nel solco della continuità ma in continua crescita.
Nuove alleanze strategiche nell’ottica di sviluppo del business sono invece quelle con Dpixel e PrimoMiglio, che recentemente si sono unite al nostro distretto con l’obiettivo di ampliare le opportunità nel mercato degli investitori, e quella con i cinesi di TUS Star, l’incubatore il più grande al mondo, che consentirà a PoliHub un accesso diretto ai mercati internazionali.
Partnership istituzionali quali Regione Lombardia per la realizzazione di un distretto dell’industria 4.0.
Quali sono stati gli obiettivi raggiunti?
Si sta concludendo un anno che, in termini economici, ci ha visto superare gli obiettivi di crescita che ci eravamo prefissati. Contemporaneamente abbiamo fatto importanti investimenti nella realizzazione di un vero e proprio distretto di innovazione, in cui ospitare ovviamente le startup ma anche unità di ricerca e sviluppo o innovazione di aziende consolidate che vogliano collaborare con l’ecosistema di startup di PoliHub e il network esteso del Politecnico di Milano nell’attivazione di iniziative hi-tech ad alto potenziale di crescita.
Le sfide che vi aspettano nel 2018?
Proseguiremo certamente il percorso vincente verso qualità e internazionalizzazione e costruiremo una strategia di sviluppo in tre mosse:
- aumentare la nostra capacità di aiutare le startup a raccogliere investimenti, da un lato finanziando l’importante fase di creazione di prototipi, agendo quindi nella fase pre-seed e consolidando l’innesco del processo di trasferimento tecnologico, dall’altro supportandole nell’importante fase di growth nella raccolta di round A e B di finanziamento internazionale.
- incrementare le nostre capacità di agire come mediatori culturali capaci di coniugare l’incredibile potenzialità di innovazione del Politecnico, primo ateneo in Italia per la produzione di brevetti industriali, con le esigenze concrete provenienti dal mercato delle principali aziende, fornendo alle aziende strumenti culturali e metodologici per apprendere come innovare i propri prodotti e servizi mediante l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali, in collaborazione con la principale università tecnologica italiana, forte dei più di 42000 studenti, 3000 tra docenti, ricercatori e PhD ed oltre 300 laboratori per test e prototipazione di tecnologie.
- incoraggiare più startup a stabilire il proprio business presso il nostro distretto, attivando un’importante sinergia con TUS Star che ha deciso di aprire una sede accanto a PoliHub per raggiungere quella massa critica di iniziative di capitali, tecnologie ed iniziative imprenditoriali in grado di sostenere la creazione in Bovisa di un vero e proprio distretto tecnologico allineato agli standard internazionali.