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“Il contesto cinese è diverso da quello occidentale e difficilmente afferrabile per chi non lo conosce approfonditamente”. Con queste parole, Giuliano Noci, Prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, ha aperto, lo scorso 11 aprile, il quarto incontro del Club di Mentor di PoliHub, dedicato alle relazioni tra Italia e Cina.

“La Cina ha messo in atto una politica intelligente, finalizzata a capitalizzare un fattore come il costo del lavoro, accompagnata però da un sviluppo infrastrutturale massivo e da una supply chain integrata”, ha proseguito Noci. “L’India ha competenze tecniche superiori ma non ha una strategia di infrastrutture. Tutti i processi di localizzazione industriale dei grandi player internazionali sono stati basati sul fatto che produrre in Cina era conveniente ma, soprattutto, consentiva di servire i mercati globali”.

Secondo Noci, un elemento fondamentale nello sviluppo dell’economia cinese è stato il grande investimento nel capitale umano. Pur partendo da basi di arretratezza, negli ultimi 20 anni la Cina ha messo in campo un enorme investimento su istruzione universitaria e formazione per sostenere la crescita delle competenze. Su questo, alcuni Paesi si sono inseriti, ma non l’Italia. “Il sistema universitario è stato utilizzato come leva per ottenere molteplici obiettivi: il primo è la costruzione di consenso. A tal proposito, la Germania ha fondato e finanziato università, formando gli studenti alla tecnologia tedesca e creando così la precondizione perché un giorno diventino buyer di tecnologia tedesca. Il secondo obiettivo è quello di creare un sistema di ambasciatori di tecnologia, attraverso il recruitment: le imprese fanno donazioni e creano laboratori perché in un mercato così dinamico la selezione dei talenti è un elemento critico. Infine, un ulteriore obiettivo è stato quello della ricerca di supporto del Partito comunista cinese per poter accedere al mercato”.

“La Cina di oggi è un sistema molto articolato che può essere suddiviso secondo due cluster: quello della costa orientale, più evoluto, e quello della Cina centro – occidentale, con uno sviluppo più vorticoso perché ancora arretrata rispetto al resto del Paese”.

Quando è iniziato il boom economico, la Cina era un territorio ancora “vergine”: non aveva strutture industriali precostituite che fungessero da freno. “Se non si comprende questo è difficile comprendere come mai siano così avanzati sul fronte del digitale. Si sono nativamente strutturati con Internet. In poco più di un decennio sono passati da un’economia fondata solo sul contante, ad un’economia con pagamenti digitali via mobile”.

“Made in China 2025” è il piano secondo cui nel 2025 la Cina sarà il leader tecnologico in 10 diversi settori industriali, con l’obiettivo di diventare, nel 2050, leader tecnologico globale. “Oggi tutti parlano di Cina ma non basta. La Cina non è alla portata di tutti perché i tempi sono lunghissimi”, ha concluso Noci.