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Una sede ed un pubblico inediti per l’ultimo appuntamento con Theorem, il nuovo programma di sensibilizzazione e formazione sull’Intellectual Property rivolto a studenti, ricercatori e startupper della creative industry interessati a proteggere e sviluppare le proprie idee.

Lo scorso 19 giugno, l’Aula Rogers del Politecnico di Milano ha ospitato il terzo incontro del Theorem Program, dedicato ai fondamenti della proprietà intellettuale per gli studenti dei Ph.D.

Dopo il benvenuto di Roberto Tiezzi del Technology Transfer Office del Politecnico che ha spiegato ai presenti come il ruolo del TTO consista essenzialmente nel divulgare la cultura della proprietà intellettuale all’interno dell’Ateneo, incoraggiando i progetti imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico e supportando i ricercatori, dalla ricerca fino alle applicazioni industriali, lungo tutto il ciclo di vita dell’innovazione, il focus si è spostato sul core della proprietà intellettuale, in un viaggio – che va dalla ricerca alla valorizzazione dei risultati –  con Paola Bagnoli e Annalisa Balloi.

Perché proteggere i risultati della ricerca? Quali sono le tipologie di Intellectual Property? Paola è partita dalla sua storia di ricercatrice impegnata per 12 anni nel campo della ventilazione liquida, utilissima per salvare la vita di neonati molto prematuri. Una storia costellata di molti traguardi positivi ma non di successo: Paola non è stata in grado di colmare il gap tra laboratorio, industria e mercato. La protezione intellettuale è lo strumento che consente di costruire un ponte tra ricerca e industria. Sono moltissime le informazioni disponibili nei brevetti. “Sapete che oltre l’80% del materiale pubblicato nei brevetti non viene poi pubblicato in articoli scientifici? Ogni anno il 25% delle risorse di R&D viene sprecato per inventare quello che è già stato inventato”. Dopo aver mostrato le tipologie di protezione intellettuale ed essere scesa più nel dettaglio di cosa sia un brevetto e come funzioni, Paola Bagnoli ha lasciato la parola ad Annalisa Balloi che ha affrontato il tema delle strategie di proprietà intellettuale e dei possibili canali di utilizzo.

“Per attivare una strategia efficace è necessario porsi 4 interrogativi: cosa, quando, dove e perché. Il cosa passa da una buona richiesta e da un’analisi dello stato della tecnica, il quando, dall’interrogarsi su quali siano i rischi dell’attendere troppo, il dove chiarendosi bene le idee su quale sia il mercato di riferimento ed infine il perché, ossia per quale scopo si intende depositare un brevetto”.

Ma come è possibile comprendere se il proprio progetto può essere tutelato? Per rispondere a questa domanda Massimo Barbieri ha spiegato in cosa consista la ricerca “prior art” e come si possa eseguire.

A partire da Espacenet, un free tool offerto dallo European Patent Office, è possibile cercare tra milioni di brevetti se la propria invenzione è già sottoposta a tutela. Oppure la ricerca attraverso le classificazioni o portali come Orbit consentono di “non reinventare la ruota”, evitare di infrangere brevetti già esistenti e redigere un migliore documento di richiesta di tutela.

Il prof. Raffaele Dellacà del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria e Luca D’Alessandro del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale hanno poi portato le loro esperienze in tema di valorizzazione della proprietà intellettuale, ulteriormente suffragate dall’intervento di Pierluigi Paracchi, CEO di Genenta Science, startup che sta sviluppando una terapia genica basata sull’ingegnerizzazione delle cellule staminali del sangue per il trattamento dei tumori che lo scorso anno ha chiuso un round da 7 milioni di euro.

Nel pomeriggio il workshop si è chiuso con un test sulle opportunità in campo IP per i progetti dei presenti.