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Sembra un paradosso associare la parola tecnologia alla preistoria, eppure per LYNF, non solo è possibile, ma è proprio quello che la startup sta facendo per sviluppare una batteria sostenibile, capace di risolvere il problema dell’accumulo di energia in modo pulito. Ne abbiamo parlato con i cofounder Enrico Ampellio e Paride Mesaglio, che della sostenibilità hanno fatto il loro credo.

“Nasciamo con la missione della sostenibilità”, lo afferma da subito Enrico. “Abbiamo lavorato per circa 10 anni in General Electric, dopo la laurea in Ingegneria Aerospaziale a Torino e il dottorato. Siamo entrati in azienda sviluppando le tesi e siamo stati assunti con il programma Edison, un acceleratore per giovani talenti che garantisce lavoro e formazione sul campo. Negli anni abbiamo ricoperto diversi ruoli ed interagito con varie discipline, sempre a contatto con la ricerca e sviluppo, fino a coordinare a progetti internazionali, ma, in una grande corporate, era difficile fare qualcosa di significativo nell’immediato, soprattutto avendo a cuore certi ideali. Siamo sempre stati molto attenti alla sostenibilità, ma per il settore dell’aviazione è un tema complesso da approcciare e, nonostante le grandi possibilità, le cose sono molto lente. Per noi la sostenibilità è stato il motore di tutto”.

“L’idea è nata quando ci siamo interrogati su quale fosse il problema della società moderna che potessimo risolvere con un’idea semplice”, continua Enrico. “A questo punto una serie di elementi ci ha portato a sviluppare il nostro progetto che poi si è consolidato con due eventi simultanei e fortuiti: Daniela (N.d.R. Leva, co-founder di LYNF) faceva un MBA con vocazione benefit e, conoscendo la nostra idea, ne ha visto subito le grandi potenzialità, soprattutto lato sociale: stiamo parlando di una batteria economica, dalla lunga vita, realizzata con materiali semplici, sostenibili, riciclabili che può sostituire le batterie chimiche per tutte le applicazioni di potenza ovunque nel Mondo. Mi piace immaginare un paese sperduto sulle Ande che non può permettersi un accumulo chimico, ma potrà permettersi una delle nostre batterie, facendo service per decine di anni, a basso costo, con una manutenzione minima. Daniela è stata fondamentale per la strategia e il business development. Più o meno nello stesso periodo abbiamo costruito un prototipo a costo zero fatto in garage con materiali di scarto, che però è già in grado di gestire molta potenza dimostrando che la tecnologia funziona ed è sviluppabile. Questi due eventi ci hanno spinto, a giugno 2021, a fondare LYNF, nata da subito come società benefit”.

Ma qual è la vostra tecnologia?

“Una batteria ecosostenibile capace di dare un’alternativa alle attuali batterie chimiche. Se vogliamo produrre energia pulita non possiamo prescindere da un accumulo ma, soprattutto quello chimico, ha problemi legati alle potenze ealla gestione dei picchi, ha costi elevati, vita limitata e ricarica/scarica lenta. La nostra idea è fornire un’alternativa che risolva questi problemi.  Ad esempio, le batterie al litio, oltre ad essere costose e limitate nel tempo, sono in realtà inquinanti, a partire dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento. Con la nostra idea vogliamo chiudere il ciclo della sostenibilità, offrendo un accumulatore che sia realmente sostenibile. Per tornare alla tua domanda, la nostra tecnologia si basa su un principio semplice, un principio che arriva dall’Età della Pietra. Quando deformiamo un oggetto stiamo trasferendo energia. Mantenendo la deformazione tratteniamo energia, se ripristiniamo lo stato iniziale, rilasciamo energia. Un esempio efficace è quello dell’arco. La nostra batteria vuole utilizzare quel principio per trasformarlo in un accumulatore grazie alla tecnologia moderna. Le materie prime e le parti costitutive sono disponibili ovunque con impronta ambientale minimizzata, in un processo completamente circolare. Ci piace chiamarla la “bicicletta delle batterie”: un oggetto semplice, che costa poco e che potenzialmente dura per sempre. In più abbiamo il vantaggio di poter gestire le grandi potenze ed effettuare ricariche e scariche molto veloci, fino a pochi secondi, cosa inarrivabile per le batterie chimiche”.

“Le nostre batterie non sono adatte alla miniaturizzazione, ma siamo in grado di gestire tutte le esigenze di potenza, dal monopattino alla centrale elettrica”, aggiunge Paride. “Per il backup la nostra tecnologia è nettamente superiore alle batterie chimiche”.

Chiudere il cerchio della sostenibilità

Un progetto molto ambizioso che può davvero avere grande impatto sul futuro. Come immaginate quello di LYNF?

“Nel breve periodo avvieremo una campagna di fundraising per sviluppare un prototipo di livello semi industriale in circa un anno, da testare in laboratorio e, nel piccolo per via sperimentale, anche sul campo, per dimostrare le prime performance”, risponde Paride. “Poi prevediamo di scalare e, con un nuovo fundraising, realizzare un prototipo di classe industriale incentrato sulle energie rinnovabili, più grande e maturo, da testare in ambiente reale, che faccia da traino all’industrializzazione del prodotto. Da qui a 5/10 anni ci aspettiamo di poter dare un’enorme spinta alle rinnovabili e chiudere il cerchio della sostenibilità. Non solo produrremo energia in maniera sostenibile, ma la stoccheremo e la utilizzeremo anche allo stesso modo”.

Come mai avete scelto PoliHub?


“Ci siamo lanciati autonomamente”, rispondono quasi all’unisono. “PoliHub era per noi, soprattutto in questo momento, un punto di riferimento per la rete, per il lavoro fatto negli anni e per l’interesse verso la sostenibilità. Per questo ce l’abbiamo messa tutta per riuscire ad entrare”.

La sostenibilità, una goccia di speranza

Abbiamo parlato di cerchi che si chiudono. Chiudiamo tornando al punto di partenza di questa chiacchierata. Cos’è per voi la sostenibilità?

“Qualcosa che può essere mantenuto nel tempo senza alterare l’equilibrio. La strada intrapresa dall’umanità nell’ultimo secolo è stata lineare non circolare, questo tende a rompere gli equilibri. Oggi è necessario trovare un nuovo punto di equilibrio prima che sia troppo tardi. La sostenibilità è proprio questo: una goccia di speranza per recuperare la nostra intelligenza e sopravvivere a noi stessi“.

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